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Instabilità di spalla

 

 

L’instabilità di spalla è una condizione clinica che si presenta quando l’articolazione si muove oltre i normali gradi di movimento e la posizione naturale tra glenoide e testa omerale viene alterata.

L’elevato grado di mobilità dell’articolazione gleno-omerale rende la spalla suscettibile ad instabilità che può causare lesioni traumatiche e micro traumi durante un movimento ripetuto in end-range (1).

L’instabilità può presentare differenti quadri clinici che vanno dalla leggera sub-lussazione fino alla lussazione totale ed è classificata in base alla direzione che assume la testa omerale rispetto alla glenoide nel momento dell’infortunio: anteriore, posteriore e multi-direzionale (1).

 

CAUSE E SINTOMI DELL’ INSTABILITA’ DI SPALLA 

I meccanismi di instabilità possono essere dovuti ad una debolezza traumatica o degenerativa degli stabilizzatori statici (legamenti della capsula, cercine glenoideo, superficie della cartilagine articolare) o di quelli dinamici (muscoli della cuffia dei rotatori e scapolo-toracico) (1).

L’instabilità di spalla si manifesta in maniera:

  • traumatica 
  • non traumatica

Nel caso di un’instabilità traumatica, nella maggior parte dei casi l’infortunio si riscontra in eventi sportivi, dove l’atleta durante uno scontro di gioco o una caduta porta l’articolazione della spalla in una posizione di abduzione a 90 gradi e rotazione esterna. Questa combinazione di movimenti mette quindi a repentaglio la stabilità articolare.

Nei casi di instabilità atraumatica invece le cause sono dovute a rotazioni esterne ripetute con l’omero in abduzione ed estensione. I casi di instabilità atraumatica di spalla spesso presentano anche una generale lassità articolare, che sicuramente li rendono più suscettibili a infortuni di questo tipo.

Inoltre si è visto che i pazienti con iper-mobilità articolare, dopo una prima lussazione traumatica della spalla, hanno una probabilità di 2,68 volte maggiore di soffrire di instabilità cronica rispetto a pazienti senza iper-mobilità articolare (2).

Il dolore anteriore e/o posteriore della spalla e l’apprensione nel muovere l’articolazione sono sicuramente due dei sintomi più comuni che si associano all’instabilità di spalla.

 

LA DIAGNOSI DELL’ INSTABILITA’ DI SPALLA

La diagnosi di instabilità viene effettuata tramite un esame fisico del paziente. È fondamentale capire se il paziente, tramite un’attività o uno sport, conduce dei movimenti ripetitivi di spalla, come espresso nei paragrafi precedenti, oppure se c’è stato un trauma. Anche l’analisi approfondita della storia clinica del paziente sarà molto importante: potrà confermare o meno la presenza di una lassità articolare diffusa.

Nel caso in cui il medico specialista ritenga opportuno effettuare una ricerca diagnostica strumentale, la radiografia e la risonanza magnetica sono le tecniche più comuni, e vanno ad escludere la presenza di condizioni più gravi come fratture o lesioni tendinee.

 

LE OPZIONI DI TRATTAMENTO PER L’ INSTABILITA’ DI SPALLA

Le opzioni di trattamento nel caso di una diagnosi di instabilità di spalla vanno in base alle esigenze del paziente e alla gravità del quadro clinico.

Nella maggior parte dei casi si opta per un trattamento riabilitativo conservativo che ha l’obiettivo principale di ridurre la sintomatologia dolorosa e incrementare la funzione senza avvalersi della chirurgia.

Soprattutto nelle instabilità traumatiche il paziente si sottopone ad un’immobilizzazione di un breve periodo di tempo fino ad una settimana. Passata quindi la fase acuta, è importante che il paziente sia informato del decorso della patologia.

La fase iniziale riabilitativa prevede che il paziente riprenda determinati movimenti nella sua “safe zone”, ovvero quei movimenti e direzioni che il paziente si sente sicuro di effettuare con la spalla.

Un fattore fondamentale in questa fase è quello di iniziare fin da subito ad attivare i muscoli scapolari e della cuffia dei rotatori in quanto si è visto che aiutano a diminuire il dolore e ad evitare ricorrenti movimenti errati della spalla.

In una seconda fase il paziente va sempre di più a focalizzarsi su esercizi di rinforzo della cuffia dei rotatori e dei muscoli scapolari con aumento graduale del carico a tolleranza. Il paziente viene sottoposto ad esercizi di rinforzo sia in catena cinetica chiusa che aperta.

Nelle fasi finali il paziente, oltre che a continuare il programma di rinforzo dei gruppi muscolari descritti, può iniziare un programma di controllo neuromuscolare e di propriocezione attraverso movimenti più dinamici e mirati. Nel caso dello sportivo il programma prevede esercizi sport specifici per il ritorno alla competizione.

CONCLUSIONI

L’instabilità di spalla è una patologia complessa, la quale deve essere affrontata fin da subito con una valutazione corretta del paziente e quindi con un iter riabilitativo e terapeutico mirato alla diminuzione del dolore e al recupero funzionale dell’articolazione della spalla.

 

BIBLIOGRAFIA

  1. Gil, J. A., DeFroda, S., & Owens, B. D. (2017). Current Concepts in the Diagnosis and Management of Traumatic, Anterior Glenohumeral Subluxations. Orthopaedic journal of sports medicine, 5(3)
  2. Olds, M., Ellis, R., Donaldson, K., Parmar, P., & Kersten, P. (2015). Risk factors which predispose first-time traumatic anterior shoulder dislocations to recurrent instability in adults: a systematic review and meta-analysis. British journal of sports medicine, 49(14), 913–922.
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