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Cervicalgia: cos’è e come si può gestire

 

La Cervicalgia rappresenta uno dei più comuni sintomi e disturbi a carico dell’apparato muscoloscheletrico nei paesi occidentali, per il quale vengono richiesti di frequente consulti e trattamenti sanitari.

Nel corso di questo articolo cercheremo di capire cosa provoca questo disturbo e quali interventi si possono mettere in atto al fine di gestire al meglio tale condizione.

 

CHE COSA È LA CERVICALGIA?

La cervicalgia, o dolore cervicale, è una sensazione dolorosa che colpisce il tratto cervicale della colonna vertebrale, un’area anatomica che comprende 7 vertebre (C1-C7).

Secondo uno studio recente del Global Burden of Disease, la cervicalgia registra un’incidenza molto alta nella popolazione mondiale, piazzandosi al quarto posto tra le cause maggiori di disabilità, compromettendo la qualità di vita dei soggetti che ne soffrono. Infatti, oltre i due terzi della popolazione manifesta un dolore nella regione cervicale almeno una volta nel corso della vita, con periodiche remissioni e livelli variabili di recupero funzionale e con possibile conseguente disabilità nel 5% dei casi (1).

Esistono diverse forme di dolore cervicale le quali vengono classificate valutando da quanto tempo sono presenti i sintomi e in base a questo lo distinguiamo in:

  • Acuto: quando si manifesta per meno di 6 settimane.
  • Subacuto: quando si presenta per meno di 3 mesi.
  • Cronico: quando la sua manifestazione clinica supera i 3 mesi di durata.

Nella maggior parte dei casi il dolore al collo non si protrae a lungo e tende a risolversi in maniera spontanea; in altre situazioni, invece, il dolore può cronicizzare e in questi casi si trae sollievo solo agendo con delle terapie mirate (2).

 

EZIOLOGIA DEL DOLORE CERVICALE: FATTORI DI RISCHIO e CAUSE.

L’eziologia del dolore cervicale è multifattoriale. I fattori di rischio che possono predisporre un soggetto a dolore cervicale vengono descritti come:

  • Fattori non modificabili (età, sesso, familiarità, fattori genetici, condizioni generali di salute, coesistenza di lombalgia, pregressi esiti traumatici);
  • Fattori modificabili (atteggiamenti posturali prolungati in flessione del capo, fattori psico-sociali e comportamentali, fumo, sedentarietà, colpi di freddo e umidità, uso di cuscini non adatti).

Sui fattori non modificabili possiamo fare ben poco, mentre per quanto riguarda i fattori modificabili, vi possiamo agire attraverso la prevenzione per evitare che nel tempo vadano a compromettere la salute del tratto cervicale.

La cervicalgia si sviluppa a causa di uno stress meccanico esagerato e non corretto, che si indirizza a livello delle vertebre, dei dischi intervertebrali, dei legamenti e dei muscoli. Le cause più frequentemente responsabili di questo stress sono:

  • Disfunzioni posturali (ad esempio alterazione delle fisiologiche curve dorsale e lombare o scoliosi).
  • Pregressi colpi di frusta, in seguito ad incidenti stradali.
  • Protrusioni ed Ernie discali.
  • Patologie degenerative come l’artrosi o la spondilosi (che può portare anche all’interessamento del canale midollare).

 

I SINTOMI DELLA CERVICALGIA.

Generalmente la cervicalgia si manifesta come dolore e/o rigidità localizzati a livello del collo, prevalentemente nella parte posteriore, ma a volte può coinvolgere anche capo, muscolatura della colonna dorsale, spalle e, nei casi più severi, anche gli arti superiori.

Talvolta, in aggiunta al dolore possono coesistere dei sintomi secondari come:

  • Cefalea.
  • Sensazione di nausea e/o vertigini.
  • Stanchezza e affaticamento muscolare.
  • Difficoltà a dormire.
  • Acufeni.
  • Intorpidimento o formicolio alle braccia fino ad arrivare alla debolezza dei muscoli del braccio e della mano (in questo caso si parla di cervicobrachialgia).

 

TRATTAMENTI UTILI PER LA CERVICALGIA.

Nei casi di cervicalgia acuta l’approccio terapeutico di elezione è quello farmacologico per la gestione e risoluzione del dolore. Secondo le diverse linee guida, i farmaci maggiormente raccomandati in questa fase sono: paracetamolo, antinfiammatori non steroidei (FANS) e cortisonici, maggiormente indicati nelle forme con segni riconducibili ad una compressione radicolare o nelle forme di resistenza ai FANS. Nei casi più gravi possono essere utilizzati anche farmaci oppioidi e miorilassanti.

Le evidenze scientifiche sono comunque concordi nell’affermare che l’approccio farmacologico deve essere limitato nel tempo e affiancato da un percorso riabilitativo multimodale (3).

Per quanto riguarda l’approccio riabilitativo, si possono mettere in atto diversi interventi terapeutici che hanno obiettivi specifici per ogni singolo paziente in base alla propria condizione.

Oltre alla terapia manuale eseguita dal fisioterapista, che prevede tecniche come massaggio, mobilizzazione e manipolazione segmentaria, altri mezzi che possono essere utilizzati, sia in fase acuta che cronica, a scopo antalgico sono le terapie fisiche (TENS, laser e tecar). C’è da dire poi, che lo strumento riabilitativo più comune rimane l’esercizio terapeutico mirato che serve a ridurre il dolore e a migliorare mobilità segmentaria, forza e resistenza muscolare oltre che propriocezione e controllo motorio.

Da revisioni sistematiche in letteratura, emerge come, nei pazienti con disfunzione cervicale, la manipolazione e l’esercizio terapeutico tra loro abbinati, oltre al trattamento farmacologico, risultino efficaci nel ridurre la gravità del dolore e della disabilità al collo sia nel breve che nel lungo periodo (4).

In ogni caso, i diversi programmi riabilitativi che vengono proposti dovranno avere come scopo non solo il controllo e la riduzione del dolore ma anche il recupero della mobilità, della funzione e della partecipazione, compromesse dalla cervicalgia.

 

Conclusioni.

In conclusione, possiamo affermare che il dolore al collo rappresenta una delle maggiori cause di disabilità al mondo ma, nonostante questa evidenza, si investe ancora relativamente poco nella ricerca rispetto alle altre cause di disabilità.

Ai fini della pratica clinica è però importante capire che il paziente con cervicalgia deve essere visto in un’ottica globale e multidisciplinare e che i diversi percorsi terapeutici che vengono scelti devono essere affiancati da programmi di sostegno e educazione, per aiutare il paziente a mettere in atto strategie di adattamento e di tolleranza, limitando l’astensione dal movimento e l’impatto della disabilità sulle attività di vita quotidiana.

 

Bibliografia
1. Alexander, Eric P. Physical examination and differential diagnosis of neck pain. Phys Med Rehabil Clin 2011 History.

2. P., Gallinaro. Manuale di ortopedia e traumatologia. Milano : McGraw-Hill, 2007.

3. Sutton D. A. et al. Multimodal care effective for the management of patients with whiplash associated disordersor neck pain and associated disorders. A systematic review. The Spine Journal. 2016.

4. Corum M., Aydin T., et al. The comparative effects of spinal manipulation, myofascial release and exercise in tension-type headache patients with neck pain: A randomized controlled trial. Complementary Tharapies in Clinical Practice. 2021.

 

Dott.ssa Urbani Federica

Fisioterapista.

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