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ANSIA: Amica o Nemica?

Ne sentiamo parlare tutti i giorni, la sperimentiamo a livello fisico in molte circostanze della nostra vita e, soprattutto a causa del periodo pandemico, è diventata una delle parole più utilizzate. Ma l’ansia, cos’è?

Proviamo a spiegarlo con questo articolo, ricorrendo a esempi tratti dalla vita quotidiana, in modo da arrivare a riconoscere l’ansia amica e l’ansia nemica.

Ansia: Cos’è?

Ci sono tante definizioni che provano a descrivere e a dare una spiegazione a questa emozione. Partiamo proprio da qui: l’ansia è un’emozione, ovvero uno stato psichico affettivo momentaneo che consiste in una reazione dell’organismo a percezioni e reazioni che ne turbano l’equilibrio. In altri termini, è la reazione che il nostro organismo mette in atto nel momento in cui percepisce (interpreta) un fatto, un accadimento, una situazione come potenziale minaccia.

La minaccia è quell’anticipazione di un ipotetico futuro negativo che si forma nella nostra mente nel momento in cui viviamo una certa situazione. Quello che potrebbe succedere che non ci piace. Facciamo un esempio per capirci meglio.

Lo studente e l’ansia: esempio pratico

Immaginiamo uno studente che debba affrontare un esame universitario, situazione molto classica in cui spesso si prova ansia. Nelle settimane precedenti all’esame, saltuariamente sente un fastidio allo stomaco come un “magone” e pensa spesso al giorno dell’esame.

Come mai? Cosa c’è nella mente di questo studente?

Facciamo delle ipotesi.

Se potessimo andare a scavare all’interno del suo cervello, potremmo trovare alcuni pensieri che prospettano una possibile minaccia, un evento che potremmo definire catastrofico: “se vengo bocciato, non potrò dare i prossimi esami che mi ero programmato”, “se non posso dare i prossimi esami, andrò fuori corso”, “rimarrò indietro rispetto ai miei colleghi e tutti penseranno che sono un buono a nulla”.

Cosa fa allora il nostro studente?

Proprio in virtù di quelle minacce rappresentate nella propria testa, mette in atto comportamenti funzionali al raggiungimento del proprio obiettivo: studia in maniera approfondita la materia nei giorni precedenti, la sera prima dell’esame va a dormire ad un orario adeguato per evitare di avere sonno durante la prova e non essere concentrato, si sveglia in orario per arrivare puntuale all’esame e, poco prima di entrare, si concentra su tutti gli argomenti studiati per poterli avere ben presenti nel momento di svolgimento della prova.

Che ruolo ha svolto l’ansia in questo caso?

Ha promosso nello studente un comportamento consapevole e responsabile al fine di raggiungere il proprio obiettivo, ovvero il superamento dell’esame.

Andiamo ad ipotizzare un altro scenario.

Il nostro protagonista ha studiato in maniera responsabile nei giorni precedenti l’esame ma, poco prima di entrare nell’aula dove si svolgerà la prova, si sente irrequieto, il cuore batte forte, le mani sudano e ha la sensazione di non riuscire a ricordare nessuna delle nozioni apprese nei giorni precedenti.

Concentra la propria attenzione sui segnali del proprio corpo, ha paura che possano essere evidenti, che il docente lo giudicherà perché suda e gli trema la voce, si concentra quindi solo sull’esito negativo dell’esame che diventa un pensiero invadente e preponderante, che compromette successivamente la performance, non permettendo allo studente di svolgere una buona prova e viene così bocciato.

Non solo il nostro studente avrò compromesso il proprio scopo di superare l’esame ma, in seguito, è probabile che si giudicherà per aver provato ansia, dandosi del fallito.

Ansia Fisiologica e Ansia Patologica

Possiamo notare come nel primo esempio, l’ansia ha avuto una funzione adattiva e ha spinto la persona a comportarsi in una modalità funzionale. Possiamo definire quest’ansia FISIOLOGICA.
Nel secondo caso possiamo notare come l’ansia è stata di ostacolo al superamento dell’esame e quindi d’ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo. Possiamo definire quest’ansia PATOLOGICA.

Questo ci fa capire come l’ansia, in quanto emozione, sia un’esperienza fisica, psichica ed emotiva con una sua funzionalità, che fa parte della nostra vita, che non è eliminabile e che non ha una connotazione disfunzionale e patologica di per se.

Come tutte le emozioni, non è un’emozione “sbagliata”; diventa disfunzionale quando il suo volume, e quindi la sua incidenza nel nostro quotidiano, è troppo alto.
Ed è proprio questo che si impara in terapia: a modulare il volume dell’ansia.

Terapia per modulare l’ansia

Immaginiamo di avere una manopola, come quelle presenti negli stereo di una volta. La terapia aiuta la persona ad avere il controllo di quel volume, apprendendo delle strategie per abbassarlo.

Nella terapia cognitivo-comportamentale, si impara a capire com’è fatta la nostra ansia e da dove viene. Ne esistono infatti diverse forme psicopatologiche, come ad esempio

  • il disturbo da attacchi di panico,
  • disturbo da ansia generalizzata,
  • fobia sociale,
  • fobie specifiche.

Ma esistono anche diverse manifestazioni dell’ansia: sia di tipo fisiologico (tra le quali tachicardia, aumento della pressione cardiaca, respiro accelerato, fame d’aria, vertigini, sudorazione alle mani, tremori, formicolii alle estremità, piloerezione, manifestazioni urinali e gastrointestinali), sia di tipo cognitivo e comportamentale (tra le quali sensazione di vuoto mentale, senso di paura imminente, evitamento, inquietudine, derealizzazione, depersonalizzazione, difficoltà a concentrarsi, scarsa attenzione, paura di perdere il controllo e impazzire).

L’elemento fondamentale per iniziare un lavoro insieme è quindi quello di andare a valutare

  • qual è la tipologia di ansia che si prova,
  • qual è il funzionamento cognitivo della persona che fa sì che si manifesti e si mantenga il problema,
  • quali possono essere elementi di vulnerabilità nella propria storia di vita e nel proprio ambiente, che possono aver inciso sull’insorgenza del disturbo e che contribuiscono a mantenerlo.

Il lavoro si concentra poi sull’acquisizione di tecniche di gestione degli stati ansiosi, la promozione di modi alternativi di interpretare ciò che ci succede e sulla capacità di modificare quegli aspetti della nostra vita che contribuiscono a mantenere la problematica affrontata.

Conclusioni

Il lavoro in terapia è un gioco di squadra, dove la persona e il terapeuta sono alleati per il raggiungimento di un obiettivo condiviso: il benessere dell’individuo.

Entra a far parte della squadra Fisiogroup per iniziare a modulare la tua ansia.

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